giovedì 28 settembre 2017

Il blues del ragazzo bianco di Paul Beatty

Paul Beatty è uno scrittore americano nato a Los Angeles nel 1962.
La sua brillante prosa, differente da quella degli altri scrittori contemporanei, è ciò che lo rende speciale. Colma di uno spiccato senso dell'umorismo e di una pungente satira, è ben presto divenuta il marchio di fabbrica dello scrittore.

Nella sua carriera, oltre a due raccolte di poesie(Big bank take Little bank e Joker, Joker, Deuce), Paul Beatty ha pubblicato quattro romanzi. Per conto della casa editrice Fazi, troviamo Slumberland, Lo schiavista e Il blues del ragazzo bianco, pubblicato inizialmente nel 1997 dalla casa editrice Baldini&Castoldi. Il suo secondo romanzo Tuff e la sua banda è edito in Italia dalla Mondadori ma penso che ormai sia fuori catalogo.

La nuova edizione de Il blues del ragazzo bianco è edita da Fazi e presenta la traduzione di Nicoletta Vallorani. Ho avuto l'occasione di leggere questo romanzo in anteprima, e considerato che esce in tutte le librerie d'Italia proprio oggi, quale giorno migliore per parlarvene?

Prima di andare a letto, ci lavavamo i denti nel piccolissimo bagno. Notavo sempre che David metteva il dentifricio sullo spazzolino prima di passarlo sotto l'acqua fredda. Io, come la maggior parte della gente, ero abituato a bagnare lo spazzolino prima di metterci il dentifricio, però alla fine imitavo David perché lui era bianco e secondo me ero io che sbagliavo.

Gunnar Kaufman lascia la spensierata vita di Santa Monica per addentrarsi nella giungla di Los Angeles. A Hillside, ghetto nero di una città ormai divisa tra neri e latinos, una sola occhiata sbagliata può ridurti in poltiglia e il semplice fatto di portare un particolare paio di scarpe, può procurarti un biglietto per l'obitorio.
Gunnar impara a non fidarsi di nessuno, proprio nessuno, neanche del padre poliziotto. Cresce, e il bambino che veniva pestato quotidianamente, conosce Psycho Loco, uno spietato delinquente che tutti temono. In poco tempo la sua visione del mondo si altera e il ragazzo incomincia a frequentare una banda. In questa situazione di continuo agio-disagio, trascorre gli anni migliori della sua vita tra poesia, pallacanestro e gang, finendo per diventare involontariamente il martire-messia di tutta Hillside.


Strisciai alle spalle dei piangenti distrutti. «Buuhh». Fecero un salto terrorizzato, felici di vedermi vivo e scocciati che non fossi morto.
Nonostante Il blues del ragazzo bianco sia il primo romanzo di Paul Beatty, sin dalle prime parole è possibile riconoscere una prosa non acerba, quasi poetica, probabilmente lascito del suo esordio come poeta e non come romanziere. La sua voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo e la necessità di esprimersi in un'opera più prolissa e intricata delle poesie, rivelano storie improbabili e una prosa frizzante, comica ma allo stesso tempo tragica, che diventerà col tempo il suo marchio di fabbrica. Ci si soffermi su alcuni dei personaggi del romanzo: da Gunnar, che ottiene un successo inaspettato come giocatore di Basket senza esserne davvero appassionato, a Nicholas, che nel corso di tutta la storia, gattona inseguendo la sua insicurezza cronica. La voglia (o la necessità) di creare personaggi dai tratti marcati, decisi, ognuno dei quali con i propri problemi e le proprie diversità ma allo stesso tutti simili, fanno di Paul Beatty uno scrittore eccezionale. Avendo letto Lo schiavista prima de Il blues del ragazzo bianco, non ho potuto fare a meno di paragonare i due romanzi, concettualmente simili ma allo stesso tempo molto lontani l'uno dall'altro. All'interno della sua prosa è possibile riconoscere la sua particolare satira e il suo spiccato cinismo già radicati profondamente fin dal primo romanzo, elementi che lo scrittore manterrà anche ne Lo schiavista.

Consigliato, 
Parola di lettore.

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